Autore: Tommaso Adami

 

Tra i numerosi lemmi inglesi che negli ultimi anni si sono infiltrati nel vocabolario italiano c’è anche burnout, una parola che descrive il collasso mentale e/o fisico causato dall’eccessivo lavoro.

Ogni volta che m’imbatto in questa parola, penso automaticamente a un toast che abbiamo lasciato troppo a lungo nel tostapane, e ora che è completamente abbrustolito non possiamo fare altro che gettarlo.
Metaforicamente, è proprio quello che capita al cervello di noi traduttori e interpreti quando passiamo troppo tempo davanti al computer, in cabina o in una fiera internazionale, facendo lavorare incessantemente le sinapsi, vittime di uno stress costante.

Da dove deriva il burnout?

Per molti professionisti linguistici, tuttavia, il burnout non deriva solamente dagli aspetti tecnici del lavoro, ma spesso, e soprattutto, da una gestione del tempo non ottimale, un aspetto di fondamentale importanza per tutti i freelance.

Senza un posto di lavoro fisso, un orario d’ingresso e di uscita e alla costante ricerca del prossimo evento o documento su cui lavorare, ritagliarsi il tempo necessario per dormire bene, mangiare tre pasti al giorno, esercitare la propria professione, svagarsi e riempire il proprio calendario lavorativo è una sfida quotidiana.
E poiché di sfida si tratta, trovare e mantenere l’equilibrio tra i diversi aspetti in gioco è una delle cose più difficili che ci siano.
Basta, infatti, ritagliarsi un’ora in meno per svolgere una traduzione per scatenare un inarrestabile effetto domino, che facendo crollare il prezioso equilibrio trovato aumenta lo stress e influenza in negativo il nostro umore e le nostre prestazioni.

Infatti, senza una mente sgombra da distrazioni e preoccupazioni, diventiamo inaffidabili in sede lavorativa, e ciò è qualcosa che semplicemente non possiamo permetterci.
Il primo consiglio per evitare il burnout, quindi, è quello di non sottovalutare la propria agenda.

Il burnout nei traduttori e negli interpreti

Per quanto riguarda gli aspetti più tecnici delle professioni di traduttore e interprete, il burnout è spesso dovuto alla stanchezza derivante dal costante “spostamento” da una lingua e da una cultura all’altra, dalla costante ricerca della perfezione e della fedeltà linguistica.
È quindi opportuno prevedere una buona routine per funzionare al meglio: nel caso di una traduzione, ad esempio, può essere benefico fare una colazione abbondante e bilanciata prima di sedere per ore davanti a uno schermo, programmare una serie di pause mirate per “digerire” il lavoro svolto e un po’ di svago alla fine della giornata.
Passare da un documento all’altro senza la possibilità di “staccare” rischia infatti di rendere l’attività traduttiva del tutto frustrante e improduttiva, e ciò potrebbe mettere a repentaglio i nostri progetti futuri.

Nell’interpretariato, oltre a conoscere alla perfezione la propria dieta, occorre avere la mente sgombra per organizzare gli spostamenti da casa al luogo dell’evento, avere il tempo di preparare la propria postazione di lavoro e, soprattutto, far fronte agli imprevisti in cui si potrebbe incappare prima e durante il servizio senza perdere la concentrazione.

A meno che non abbiate una grande esperienza nel settore e totale fiducia nei vostri mezzi, quindi, accettare due servizi d’interpretariato che si svolgeranno martedì a Napoli e mercoledì a Trieste potrebbe causare stanchezza, stress e, di conseguenza, ansia da prestazione e burnout in sede lavorativa.

Riconoscere il burnout

Risulta quindi chiaro che la conoscenza di se stessi e l’organizzazione siano i due aspetti fondamentali per evitare il burnout.

E se, nonostante le nostre buone intenzioni, dovessimo trovarci inaspettatamente dinanzi a un tale crollo mentale o fisico?
Innanzitutto, bisogna saperlo riconoscere.

Se siete traduttori, capirete di essere vicini al collasso perché né la lingua di partenza né quella d’arrivo avranno più alcun senso per voi, e all’improvviso vorrete incenerire il computer.
Se siete interpreti, sarete invece tentati dal mollare il colpo all’improvviso, augurandovi di scomparire e di non essere mai esistiti.

Come affrontarlo? 

Le tecniche per affrontare una situazione di questo tipo variano da persona a persona e, come spesso capita, sono diverse per traduttori e interpreti.

Nel caso dei primi, qualora la mole di cartelle dovesse sovrastarvi, può essere utile fermarsi un attimo e suddividere il lavoro tra i giorni che verranno, prevedendo giornate più leggere di altre e separando i passaggi più semplici da quelli più ostici, ovviamente senza dimenticare le scadenze.

Se avete bisogno di una pausa e potete permettervela, prendetela senza pensarci due volte: la consapevolezza di dover ricaricare le batterie è vitale per essere sempre efficienti, e non va assolutamente vista come una debolezza.

Affrontarlo durante un servizio di simultanea

Per quanto riguarda gli interpreti e il collasso delle prestazioni, bisogna saper agire con estrema freddezza senza cadere nel panico.
In una cabina di simultanea dovreste avere sempre un collega al vostro fianco; prima dell’inizio della conferenza è quindi opportuno trovare un gesto, oppure un simbolo da scrivere su un foglio, di cui servirsi in caso non foste improvvisamente in grado di continuare.
In caso di emergenza, cercate quindi di “chiudere la frase” prima di passare la parola al collega, dopodiché uscite dalla cabina, bevete un po’ d’acqua, fate qualche passo e cercate di controllare il ritmo del vostro respiro.

Fuggire, purtroppo, non è un’opzione: fatevi coraggio, concentratevi e tornate quindi a sostenere il vostro collega, a cui potrete ricambiare il favore una volta ritrovati focus e consapevolezza.

Affrontarlo durante un servizio di consecutiva

In sede di consecutiva potrebbe invece capitarvi di non riuscire a stare al passo con un oratore particolarmente veloce, oppure di non essere in grado di riformulare le parole che avete segnato nella lingua d’arrivo.
Nel primo caso, il consiglio è ovviamente di non smettere di scrivere.
Una volta che avrete tradotto il passaggio in questione, potrete gentilmente fare un cenno all’oratore chiedendogli di rallentare un po’. Non abbiate alcun timore: dopotutto, lo state facendo solo per il bene del pubblico e del messaggio che dovete trasmettergli.
Nel secondo caso, invece, potete chiedere all’oratore di ripetere una parte del discorso, oppure prendervi il tempo necessario, nei limiti del possibile, per decifrare la vostra simbologia.
Dopo esservi scusati con il pubblico e gli ospiti per l’attesa inaspettata, recuperate la calma e la concentrazione e cercate di continuare al meglio delle vostre capacità, controllando sempre il respiro per sconfiggere la tensione.

Per concludere

Infine, l’ultimo consiglio per evitare il burnout è forse il più importante: non lasciatevi mai fuorviare dall’avidità.

Se avete mesi pieni di lavoro e ricevete un nuovo, allettante servizio da inserire nell’unica settimana di pausa che avete a disposizione, pensateci bene prima di accettare.
Per quanto lucrativa quest’opportunità possa essere, il nostro benessere fisico e mentale viene prima di qualsiasi altra cosa. Esso è, infatti, parte integrante del nostro lavoro.

Trascurando l’equilibrio tra corpo e mente, rischiamo di compromettere non solo le singole prestazioni lavorative, ma anche la nostra carriera futura.

 
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