Autore: Vera Scaccabarozzi
La forma preferita di interpretazione per alcuni, un incubo da evitare per altri, una situazione stressante per tutti: l’interpretazione simultanea in cabina non è una tecnica scontata.
Cosa serve per lavorare in cabina?
Tutti i professionisti che lavorano in simultanea concordano sul fatto che la preparazione e la conoscenza dell’argomento trattato siano di importanza fondamentale per la buona riuscita della prestazione: la conoscenza della lingua da sola non basta e deve andare di pari passo con esperienza, allenamento e padronanza dei termini specifici che riguardano l’incarico in questione.
C’è poi un acceso dibattito riguardo il background dell’interprete simultaneista: alcuni credono sia indispensabile aver conseguito una laurea in interpretariato di conferenza, che dà la possibilità di seguire lezioni pratiche di simultanea e totalizzare un monte ore di cabina importante per un eventuale futuro professionale, nonché veri e propri incarichi durante gli stage curricolari.
Altri, al contrario, ritengono più utile l’esperienza sul campo e non vedono i titoli di studio come un elemento necessario per una buona preparazione e una buona prestazione.
Ma cosa succede nell’intimità della cabina?
Sembra esserci un consenso generale circa l’importanza del prompting, ovvero del sostegno e della collaborazione con il proprio compagno di simultanea, ma il modo in cui prestare questo aiuto rimane a discrezione del professionista: anche per quanto riguarda i laboratori durante le lezioni universitarie, il tema risulta poco trattato e, appunto, lasciato più alla sfera personale.
Eppure, in un lavoro di concentrazione come l’interpretariato in cabina, ogni accorgimento può fare la differenza.
Durante la simultanea, dove la precisione deve andare di pari passo con la velocità e la prontezza, spesso alcuni aspetti di un discorso possono essere più spinosi di altri.
È il caso di elenchi, nomi e numeri, elementi di grande importanza, molto frequenti in presentazioni e discorsi ufficiali.
Sbagliare un nome o un numero può cambiare la portata del discorso, oppure renderlo poco o per niente comprensibile: errore da scongiurare a ogni costo.
Il ruolo del collega in cabina
Da questo si può dedurre che le attività più essenziali di un buon compagno di cabina siano proprio la vigilanza costante circa il discorso dell’oratore e la comprensione del collega e la prontezza di riflessi alla comparsa di nomi propri, toponimi, date e numeri.
Un partner di cabina efficiente e collaborativo dovrebbe prestare attenzione a queste parti fondamentali del discorso e annotarle sul computer in modo preciso e veloce, oppure su un bloc-notes a seconda della preferenza, stando attento, in quest’ultimo caso, a rendere leggibile la sua calligrafia velocemente e senza indugi.
Spesso chi lavora in cabina spera di trovarsi a lavorare con un collega già conosciuto e con il quale ha già avuto esperienza come partner di simultanea.
Conoscere il proprio compagno di cabina infatti è molto importante per cogliere i segnali non verbali compiuti da chi sta traducendo e permette di capire quando questi si trovi in una situazione di incertezza, di leggera incomprensione oppure di stanchezza.
L’importanza dell’affiatamento tra colleghi
Se ne deduce che un altro fattore fondamentale della simultanea è l’anticipazione dei bisogni del collega: questo è il modo più efficiente per poter essere d’aiuto in qualsiasi situazione di difficoltà.
Infatti, capire con prontezza le problematiche del collega e anticipare il suo bisogno velocemente, in una situazione dove spesso non c’è tempo per evitare un errore non riconosciuto per tempo, può fare la differenza tra imprecisione e traduzione corretta.
Allo stesso modo, l’armonia con il proprio partner di cabina permette al professionista di comprendere quando il collega è stanco e ha bisogno di una pausa, e di evitare quindi un sovraccarico cognitivo, dovuto a stress e stanchezza, che potrebbe compromettere la buona riuscita di una parte della prestazione.
Grazie all’affinità e all’affiatamento è possibile capire con un solo sguardo il bisogno di fare pausa del proprio compagno, sostituendolo spontaneamente alla fine della frase.
Il bon ton nei confronti del pubblico
A questo proposito è bene che, al momento del cambio, entrambi gli interpreti prestino attenzione a far coincidere la fine della frase con lo spegnimento del microfono del simultaneista che termina il proprio turno, con l’accensione del microfono del partner e l’inizio della frase successiva.
Questo accorgimento migliora la resa e garantisce che il discorso prosegua con fluidità, a beneficio degli ascoltatori.
Un’altra accortezza verso il pubblico consiste nel fare attenzione a evitare i rumori di fondo: una penna che cade, il battere delle dita sulla tastiera o il tintinnio di un braccialetto possono dare molto fastidio e compromettere il piacere dell’ascolto.
In ogni caso, sia che l’interprete si trovi in cabina con un collega storico e di fiducia, sia che lavori per la prima volta in simultanea con il suo compagno, il bon ton della cabina è fondamentale perché l’interpretazione simultanea è un lavoro di coppia: la prestazione è professionale se il lavoro di entrambi gli interpreti è eccellente, la valutazione non riguarda il singolo, bensì la coppia.
E, in un lavoro di coppia, aiutare il collega vuol dire anche aiutare sé stessi.
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