Autore: Fabiana Grassi

 

La traduzione in campo medico è molto delicata, servono precisione e preparazione.
Il traduttore è un po’ il chirurgo delle parole, più che mai in questo campo in cui deve conoscere la terminologia, la materia, le differenze concettuali tra le lingue e molto altro.
Così come ogni medico si specializza in una determinata branca, anche un traduttore si deve specializzare per affrontare i complicati testi medici.

Vediamo ora insieme dove troviamo la traduzione medica, quali sono le difficoltà e quale preparazione serve ai traduttori che lavorano in questo campo.

In quali contesti troviamo la traduzione medica?

La traduzione medica si può trovare in diversi contesti, dalle conferenze (in questo caso si affida il compito di trasporre il messaggio tra varie lingue agli interpreti) ai testi più o meno specialistici.

Per testi specialistici intendo tutti i testi che si rivolgono a un pubblico di professionisti del settore medico, come le ricerche in ambito medico e farmaceutico, gli studi clinici, i protocolli, i documenti regolatori, ma anche i referti o i testi universitari per futuri medici.
Questi testi usano termini molto specifici e tecnici perché sono rivolti a persone che conoscono la terminologia del settore.

Se i testi sono rivolti a un pubblico di pazienti invece, si parla di testi divulgativi.
Questi ultimi usano solitamente un linguaggio più semplice perché devono far comprendere a un pubblico di non professionisti tutta una serie di informazioni.
Pensate ad esempio ai foglietti illustrativi (o bugiardini, come si chiamavano una volta), ai siti degli ospedali, ai consensi informati, agli opuscoli che troviamo negli studi medici.
Tutti questi testi sono rivolti a noi persone comuni, che di sicuro capiremmo meglio “febbre” anziché “piressia”.

Ci sono poi tutti i convegni, in cui gli interpreti intervengono per facilitare la comunicazione in più lingue tra professionisti del settore.
Penso ad esempio a tutti i convegni di aggiornamento professionale, alle presentazioni dei risultati degli studi clinici o di nuove tecnologie innovative nel settore medico.


Quali sono le difficoltà?

La traduzione medica, come tutte le tipologie di traduzione altamente tecnica e specializzata (ad esempio in campo economico-finanziario) presenta tutta una serie di difficoltà non indifferenti:

  • Tendenza a non specificare o sottintendere
  • Differenze geografiche
  • Concetti diversi
  • Differenze culturali e stilistiche

In questo campo, soprattutto quando i testi sono scritti da e per professionisti del settore, c’è una tendenza a sottintendere o a non specificare alcune cose.
Ad esempio se leggo “midollo” in un articolo devo capire se si tratta di midollo osseo, midollo spinale oppure midollo allungato. Sicuramente un medico lo capisce dal contesto, quindi il traduttore deve avere anche una preparazione medica, perché il significato delle parole spesso non sta nelle parole singole ma nel contesto.


Esistono delle differenze geografiche nei vari paesi del mondo.

Pensiamo ad esempio alla parola inglese biweekly (bi = due, weekly = settimanale), che ha un significato diverso a seconda della provenienza di chi la dice.
Sì, perché un medico statunitense che ci prescrive un medicinale biweekly ci darà una terapia ogni due settimane, mentre un medico del Regno Unito ci prescriverà la stessa pastiglia due volte a settimana!

Anche i farmaci sono molto diversi nei vari paesi. A volte lo stesso principio attivo ha dei nomi diversi, a volte invece il nome è lo stesso ma cambia la dose.
Ad esempio l’aspirina in Italia contiene il doppio del principio attivo rispetto agli Stati Uniti. Se gli americani prendessero due aspirine dopo la sbornia (come vediamo sempre nei film) qui in Italia, assumerebbero una dose da cavallo!

Ci sono molte differenze anche di tipo concettuale, ad esempio nell’organizzazione delle cartelle cliniche o nell’iter di approvazione dei farmaci.
Ma ci sono differenze anche nella divisione di alcune parti del corpo (come il mediastino), oppure più semplicemente nel modo in cui suddividiamo le varie età dei bambini (prima infanzia, seconda infanzia, ecc.).


Ecco perché un traduttore deve conoscere non solo la terminologia specifica, ma anche tutto il sistema linguistico che vi sta dietro.

La cultura influenza molto l’uso delle parole, lo stile e la struttura dei testi.
In Italia ad esempio abbiamo una conoscenza generale abbastanza approfondita della medicina. Qualsiasi nonna italiana sa cosa sia la glicemia alta, mentre un medico inglese spiegherà ai suoi pazienti che hanno lo zucchero alto nel sangue (high blood sugar).

Per quanto riguarda lo stile, i testi medici italiani, in particolare le ricerche mediche, hanno uno stile aulico e letterario. Spesso nelle cartelle cliniche invece si tende a usare un linguaggio secco, omettendo articoli e a volte i verbi. In inglese invece si usano frasi brevi e semplici, lo stile si adatta al pubblico di riferimento.


Quale preparazione serve per tradurre in campo medico?

Un traduttore in campo medico ha bisogno di una preparazione molto vasta:

  • Termini medici generici
  • Terminologia specifica
  • Differenze concettuali
  • Conoscenza approfondita della materia
  • Conoscenza culturale

Il traduttore medico deve conoscere l’ambito medico, questo include anche dei termini generici come le parti del corpo, le parole usate per descrivere le posizioni all’interno del corpo o i movimenti che si fanno durante un esame medico.


Ovviamente bisogna anche conoscere la terminologia specifica e le differenze concettuali.

Ad esempio un traduttore deve sapere la differenza tra i vari termini che si usano per descrivere le malattie (disturbo, sindrome, disfunzione, disordine) o le ricomparse dei sintomi (recidiva, ricaduta, riacutizzazione, recrudescenza).
Questa preparazione è incredibilmente importante per gli interpreti, che non hanno tempo di fare ricerche terminologiche durante l’incarico, perché si preparano sempre prima.

La conoscenza approfondita della materia passa per studi specifici in campo medico. Un traduttore deve infatti studiare anatomia, fisiologia, patologia generale e oltre, per poter sapere come funziona il corpo umano, come si comportano i virus, come reagisce il sistema immunitario e via dicendo.


La conoscenza della materia aiuta a comprendere tutto il contesto e i concetti espressi, perché non traduciamo le parole ma il senso del testo.

La medicina si divide poi in moltissime sotto-branche (farmacologia, pediatria, oncologia, medicina legale, ortopedia …) che un traduttore deve conoscere a fondo per poter fare bene il suo lavoro.

Infine, la conoscenza culturale ci permette di tradurre in modo naturale. Sapere che ogni cultura ha il suo stile ci permette di adattare la traduzione anche in questo senso.
Ad esempio in italiano potrei avere un testo con molti tecnicismi e sinonimi, che nomina una malattia che qui è chiamata in un modo e negli Stati Uniti in un altro. Nella mia traduzione verso l’inglese adotterò uno stile più semplice e lineare, con termini adatti al pubblico che dovrà leggere il testo e con il nome comunemente usato nel paese di destinazione.

Per tutti questi motivi è importante affidare una traduzione in campo medico a un traduttore (o un interprete) specializzato in questo campo.
Dopotutto non vi fareste curare una frattura al braccio da un insegnante di yoga, no?

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