Autore: Claudia Vona


Nelle settimane e nei mesi precedenti vi abbiamo mostrato quali sono le tecniche di interpretazione, in quali contesti vengono utilizzate e i loro relativi vantaggi (o svantaggi).

In questo articolo vorrei elencarvi invece, quali sono gli strumenti con cui lavora ogni giorno un interprete.

Partiremo da una serie di strumenti cosiddetti tecnici: quelli che servono indiscutibilmente per poter lavorare; continueremo parlando degli strumenti personali: quelli che ogni interprete prepara e porta con sé, proprio come una coperta di Linus; finiremo accennando allo strumento principale, di cui l’interprete deve avere maggior cura: la voce.

 

Ogni tecnica ha i propri strumenti

Proprio come avviene in ogni mestiere, anche nella professione dell’interprete serve il giusto strumento per ogni tecnica di lavoro.

L’interpretazione simultanea è senza alcun dubbio quella che richiede una strumentazione più raffinata; la consecutiva necessita di strumenti più personali; lo chuchotage invece non richiede alcun tipo di strumentazione.

Ma procediamo con ordine.

 

La cabina per l’interpretazione simultanea

Quando si pensa alla figura dell’interprete, automaticamente ci si immagina un professionista chiuso in una cabina insonorizzata con cuffie e microfono. Questo è esattamente l’ambiente ideale per realizzare un’interpretazione simultanea.

Esistono diversi tipi di cabine: da quelle grandi e spaziose presenti nelle sedi delle Istituzioni (ricorderete senza dubbio la cabina nella sede delle Nazioni Unite da cui interpretava Nicole Kidman nel film The Interpreter), a quelle più piccole – installate appositamente per un particolare evento.

Le cabine infatti possono essere fisse oppure mobili, queste ultime sono montate ad hoc prima della conferenza e smontate una volta finito tutto. Sarà necessario, dunque, nella fase di organizzazione dell’evento che il cliente – o l’interprete stesso – contatti degli impiantisti, tecnici specializzati che si occuperanno dell’installazione delle cabine in sala.

La cabina insonorizzata rappresenta una sorta di microcosmo, dentro il quale l’interprete è isolato dal mondo esterno e quindi, da qualsiasi tipo di distrazione.

Normalmente la cabina ospita due interpreti: è infatti fondamentale che un servizio di simultanea superiore ai 30 minuti consecutivi non venga mai affidato a un solo professionista. Questa tecnica costringe il cervello a svolgere moltissime funzioni nello stesso istante, per questo sarebbe impossibile – o comunque possibile, ma estremamente deleterio per il professionista e la sua resa – che l’interprete lavori da solo in simultanea per un lasso di tempo maggiore.

La figura del collega di cabina è estremamente importante anche per far fronte a difficoltà terminologiche o emergenze, come ci spiega Tommaso nel suo articolo sul burnout.

consolle cabina

 

Quali strumenti troviamo all’interno della cabina?

All’interno della cabina stessa troviamo altri strumenti tecnici, indispensabili.

Cuffie, microfono e consolle

Oltre a una sedia e a un piano d’appoggio, in cabina troviamo una consolle con un microfono, alla quale l’interprete collega le cuffie.

La consolle serve a regolare il volume del suono in entrata e il volume della voce in uscita, oppure ad accendere e spegnere il microfono. Nel caso di simultanea con relais (tecnica per cui l’interprete non traduce direttamente dall’originale, perché non conosce la lingua, ma dalla traduzione di un collega in un’altra cabina), la consolle permette anche di scegliere il canale a cui collegarsi per ascoltare la fonte da cui dovrà tradurre.

Anche le cuffie sono uno strumento decisamente indispensabile per l’esecuzione di un’interpretazione simultanea.

Per alcuni colleghi le cuffie sono un vero e proprio amuleto: c’è chi senza le proprie si sente perso, e ha paura di non riuscire a sentire nulla senza il proprio paio di cuffie portafortuna.

Tuttavia, spesso accade che la sala che ospita la conferenza presenti delle caratteristiche per cui è necessario apportare qualche modifica alla strumentazione tradizionale dell’interprete.

Il monitor in cabina

Qualora la sala fosse talmente grande da non permettere all’interprete di vedere l’oratore, viene installato un monitor all’interno della cabina, per permette all’interprete di seguire meglio il discorso originale, potendo osservare anche la gestualità e le espressioni facciali di chi parla.

Si considera l’installazione del monitor in cabina anche qualora nella sala non fosse possibile allestire le cabine perché troppo piccola oppure per ragioni di tutela della sala stessa, della sua architettura o del suo prestigio artistico. In questi due casi si opta per un’interpretazione da remoto: le cabine vengono installate nella stanza accanto, l’interprete avrà non solo l’input uditivo proveniente dalla consolle, ma anche quello visivo, grazie al monitor.

La bidule

Esiste una seconda soluzione per ovviare al problema dell’impossibilità di allestire cabine in sala, soluzione spesso adottata semplicemente perché meno costosa rispetto alle cabine: la bidule.

La bidule è uno strumento a tutti familiare: si tratta di ricevitori collegati a microfoni portatili; un po’ come quelli utilizzati dalle guide durante le visite ai musei.

bidule

Il sistema di simultanea con bidule è sicuramente molto più semplice: basta sintonizzare sulla stessa frequenza i microfoni e i ricevitori per far sì che la comunicazione venga trasmessa agli ascoltatori. Non è quindi necessaria la presenza di tecnici, e si occupa decisamente meno spazio, facendo a meno delle cabine, spesso ingombranti.

Tuttavia l’interpretazione con bidule priva l’interprete del suo microcosmo (la cabina), rendendolo più vulnerabile alle distrazioni esterne; sarebbe dunque meglio adottarla qualora l’allestimento di impianti fissi sarebbe impossibile (ad esempio in una situazione itinerante, come la visita aziendale).

Nell’elenco degli strumenti cosiddetti tecnici, vorrei inserirne anche un altro; certo non si tratta di qualcosa di ingombrante o di tecnologicamente raffinato, ma rappresenta comunque uno strumento indispensabile per lo svolgimento dell’interpretazione.


Il blocco per l’interpretazione consecutiva

Come vi spiegavo nell’introduzione, l’interpretazione consecutiva necessita soltanto di una strumentazione personale.

È ovviamente necessario rendere l’ambiente di lavoro comodo e pratico, in modo che l’interprete possa operare nelle migliori condizioni. Senza dubbio, tutto dipende dal contesto: se l’interpretazione consecutiva avviene durante una conferenza o un’intervista, sarebbe opportuno fornire al professionista una sedia e un tavolo di appoggio; se gli ascoltatori fossero numerosi, sarebbe ideale avere un microfono, in modo da non dovere urlare, e così via.

Quello però che hanno in comune tutte queste situazioni è l’utilizzo, da parte dell’interprete, di un blocco per gli appunti. Non si tratta di semplice “carta e penna”, di cui parlerò più avanti, accennandovi agli strumenti soggettivi; si tratta di fogli apparentemente comuni, ma che in realtà hanno un orientamento e una serie di elementi assolutamente non casuali, anzi, preparati con cura dal singolo interprete che nel corso degli studi o della sua carriera ha sviluppato un sistema di annotazione del tutto personale, come ci spiega Martina nel suo articolo sul mistero degli appunti.

Ogni professionista porta con sé il proprio portablocco o la propria cartellina, di cui si può assolutamente fidare (è sufficientemente rigida per potervi scrivere in tutta comodità, tiene i fogli ben saldi tra loro in modo che non possano cadere o mischiarsi…).


Ma cosa c’è nella borsa dell’interprete che si presenta per fornire un servizio?

Bene, analizzati gli strumenti standard, uguali per tutti i professionisti, passiamo ora a tutto quello che l’interprete porta con sé per sentirsi più sicuro e più a proprio agio durante il servizio di interpretazione.

Accennavo prima a “carta e penna”. Per molti interpreti, come me, è assolutamente impensabile lavorare senza una penna e qualche foglietto.

Molto spesso, soprattutto nell’interpretazione di trattativa, non si ha assolutamente il tempo di prendere appunti, perché si tratta di tradurre brevi frasi e quindi una vera e propria consecutiva rallenterebbe troppo la dinamica di svolgimento della conversazione.

L’idea però di avere un “paracadute” a portata di mano, per annotare cifre o dettagli che affaticherebbero troppo la mia memoria a breve termine mi fa sentire molto più sicura.

Nella mia borsa porto sempre i glossari o il materiale che ho utilizzato nella fase di preparazione. Durante il servizio di interpretazione è quasi impossibile avere la possibilità di consultare il materiale, l’idea di averli però – chissà perché – mi dà maggiore sicurezza.

In cabina è molto più facile consultare tutti gli strumenti trasversali alle attrezzature tradizionali e utilizzare tutti i dispositivi di supporto.

Proprio perché si è rinchiusi nel proprio guscio, PC, tablet, smartphone, sono strumenti assolutamente utili per consultare i nostri glossari, per cercare informazioni di qualsiasi tipo (citazioni, nomi propri, riferimenti) da passare al collega alle prese con la traduzione. A proposito! Non perdetevi il nostro articolo sul bonton della cabina.


La voce: uno strumento da tutelare

Qualsiasi sia la tecnica, qualsiasi sia il contesto, ogni interprete utilizza come principale strumento di lavoro la propria voce.

La voce è uno strumento estremamente delicato, di cui il professionista dovrebbe avere cura.

Come suggerisce la dottoressa Silvia Magnani, foniatra e otorinolaringoiatra, nei suoi testi dedicati all’arte e alla cura della manutenzione della voce, esistono numerose tecniche di prevenzione dei disturbi della voce, in quanto quella dell’interprete – insieme ad altre professioni – è una delle più esposte a patologie dell’apparato fonatorio (disfonia, afonia, noduli alle corde vocali).

Tra le tecniche finalizzate all’utilizzo della voce in maniera corretta, esistono esercizi che hanno come obiettivo il miglioramento della respirazione e della postura.

Non perdetevi ulteriori aggiornamenti in merito!

Insomma, la professione dell’interprete si caratterizza da una conoscenza di strumenti e attrezzature decisamente particolari: il professionista ha con sé una vera e propria cassetta degli attrezzi all’interno della quale può trovare l’utensile giusto, perfetto per la tecnica di lavoro richiesta.    

 
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