Autore: Martina Pozzi

 

Gli ultimi articoli del nostro blog parlavano di interpretazione consecutiva, in particolare in quali contesti va utilizzata e quali sono i pro e i contro di questa tecnica.

In questo articolo, la mia collega Federica racconta che un interprete che lavora in consecutiva annota quanto deve tradurre nella lingua di arrivo usando una specifica modalità personale di presa di appunti.
Ecco, questo speciale metodo è ciò su cui si concentrerà l’articolo che state per leggere.

Innanzitutto, occorre dire che la presa di appunti tipica dell’interpretazione consecutiva (detta più comunemente presa di note) è una delle prime tecniche che si apprendono durante i corsi di interpretariato e traduzione all’università.
Di nuovo, quindi, sottolineiamo in questa sede quanto sia importante avere una solida formazione alle spalle prima di intraprendere questa carriera.

 

La definizione della presa di note

Possiamo definire la presa di appunti come un sistema che aiuta l’interprete a ricordare i concetti principali di un discorso, affinché quest’ultimo possa venire reso in un’altra lingua.
Da questa definizione, molto generica, si evince che possedere un’ottima padronanza della “presa di note” è prerequisito fondamentale per eseguire un buon lavoro, insieme a un’elevata comprensione della lingua dell’oratore.

Quando si tratta di tradurre poche frasi, magari prive di dettagli significativi, l’interprete può fare affidamento solo sulla sua memoria; se però l’oratore parla per qualche minuto sciorinando dati, cifre e toccando temi disparati, è chiaro che la memoria del professionista ha bisogno di un supporto.

Gli appunti non suppliscono alla comprensione del discorso, che deve essere ottima, ma possono venire in soccorso quando la tensione e i minuti trascorsi hanno indebolito la nostra memoria.

 

La presa di note non esclude l’ascolto

Quindi l’interprete al lavoro durante una consecutiva deve essere in grado contemporaneamente di ascoltare e di scrivere solo quanto gli serve per ricordare il discorso.
Deve perciò avere una tecnica ben consolidata e acquisita da tempo, perché non infici l’ascolto e non gli sottragga energie.

Infatti, è comunque l’ascolto ad avere la priorità, poiché se non cogliamo un dettaglio, come possiamo ricordarlo ed eventualmente scriverlo?

A volte ci si trova in situazioni in cui “non so come annotare questo particolare”, si entra in panico e non si ascolta più. Niente di più sbagliato!

Un professionista posa la penna e ascolta sempre, perché se è un esempio, può anche tralasciarlo senza perdere nessun dettaglio saliente del discorso.
Se è un aneddoto, sarà così particolare da ricordarlo comunque; in caso faccia parte di una serie di eventi, annotare quello precedente e quello successivo lo aiuterà a ricostruire anche l’anello mancante.
Se invece ha mancato un elemento importante o non altrimenti ricostruibile, dovrà concentrarsi ancora di più sull’ascolto per non perdere nessun altro dettaglio e fornire comunque una prestazione impeccabile.

 

La presa di note registra concetti

La definizione che vi ho dato ci svela anche che la presa di note per la consecutiva è volta ad annotare concetti e dati, non singole parole, e ad ogni concetto viene associato un simbolo preciso, che deve essere univoco e facilmente distinguibile dagli altri.

Quindi, sebbene ad un primo sguardo possa sembrare molto simile alla stenografia, questa presa di appunti è diversa.
La stenografia “impiega segni, abbreviazioni o simboli per rappresentare lettere, suoni, parole o frasi” e annota tutto quanto viene udito.

La presa di note ai fini dell’interpretazione consecutiva annota solo i concetti fondamentali, evitando tutte le parole che, nel discorso dell’oratore, non interessano e/o ribadiscono qualcosa che l’interprete ha già appuntato.

 

Ma cosa intendiamo per annotare un concetto?

Facciamo un esempio piccolo ma pregnante: se, parlando di economia, un oratore parla di “economia globale” o di “economia mondiale”, è chiaro che il concetto espresso con parole diverse è lo stesso: avrò un simbolo per “economia” e un simbolo per “globo/mondo/terra”, infatti il senso della parola è sempre lo stesso.

Qui uso il mio simbolo “mondo” per specificare di che tipo di economia stiamo parlando (non di un singolo Stato o dell’Unione Europea); quindi, i simboli indicano un concetto, che si può esprimere sotto forma di sostantivo, avverbio, aggettivo ecc. nei contesti più disparati.
E se l’oratore dovesse usare “la situazione della nostra economia a livello internazionale”, l’interprete capirà che il concetto espresso con parole diverse è comunque lo stesso e ricorrerà alla stessa annotazione appena ricordata.

In aggiunta, se lo stesso concetto viene ribadito più di una volta, indipendentemente dalle parole usate, basterà “riprendere” il concetto che viene ripetuto, cerchiandolo e spostandolo con una freccia (sempre che l’interprete non abbia già girato pagina!).

simboli economia mondo

Questi sono i miei simboli per “economia” e “mondo”

simboli concetto

Questo è il modo di riutilizzare un concetto già espresso, così che il professionista possa risparmiare tempo ed energie da dedicare all’ascolto.

 

La presa di note è personale, ma ci sono delle regole

Ognuno sviluppa la presa di appunti in modo personale; spetta al singolo professionista decidere come impostare la pagina su cui prende appunti e quali simboli adottare, in base a quale simbolo risulta più evocativo, quale formato di carta preferisce, dove decide di posizionare i connettori logici (che sono fondamentali per ricostruire il discorso e i suoi passaggi logici) e così via.

Tuttavia, chiunque abbia frequentato un corso di interpretazione consecutiva ha ricevuto delle linee guida imprescindibili, a partire dalle quali si può impostare il proprio “alfabeto” di simboli.

La prima regola d’oro è quella di scrivere soggetto – verbo – complementi (in simboli, abbreviazioni o parole) in diagonale, da sinistra verso destra (vedi dimostrazione grafica qui di seguito). In secondo luogo, per indicare che una frase è terminata, si tira una riga orizzontale per chiudere il periodo.
Ad esempio, io adotto questo simbolo per il concetto di “parlare”:

Se lo scrivo nella posizione di verbo, sta a significare l’azione del parlare. Se lo metto al primo posto, vuol dire che il mio soggetto è un parlante/oratore (a seconda del registro che adotto); mentre se lo metto al terzo posto, magari trasformato in avverbio, intendo indicare il modo in cui si svolge un’azione.

simboli posizione

Evidenziate le tre diverse posizioni possibili e la riga che conclude ogni periodo

 

Le regole base

Ci sono poi dei principi che gli interpreti in erba imparano durante la loro formazione e che possono essere molto utili per sviluppare la propria tecnica di presa di appunti.

Innanzitutto il modo di annotare i connettori logici. C’è chi li mette in alto a sinistra rispetto al soggetto, da esso separati, e chi disegna una colonna a sinistra dedicata solo a questi.

Anche per i simboli ci sono poi regole piuttosto comuni, oltre ai già citati segni grafici che permettono di adattare un “macro-simbolo” ai vari contesti.
Ad esempio la modalità di annotare se un verbo è presente o passato, il modo per appuntare gli avverbi, l’uso delle sigle internazionali per indicare i vari Paesi del mondo, disegnare un cerchiolino sopra un simbolo per “umanizzarlo”.

O ancora, il rettangolo per indicare nazioni non meglio specificate (es. nella frase “i rappresentanti di 180 Paesi si sono riuniti oggi…”), il mettere una “s” in apice per indicare il plurale (ripreso dall’inglese), l’uso delle frecce per indicare rapporti di causa/effetto.
Vi invito a leggere il prossimo articolo di Francesca per saperne di più!

 

I simboli devono essere univoci e distinguibili dagli altri

Ogni simbolo, inoltre, non deve essere simile ad un altro, soprattutto se i due simboli esprimono concetti appartenenti a uno stesso ambito, per evitare che si generi confusione.

Immaginate di essere chiamati a lavorare con un oratore che parla rapidamente, magari voi non avete nemmeno un supporto su cui appoggiare il vostro blocco di fogli, annotate un simbolo in modo frettoloso e… Nella rilettura non capite più se quel simbolo ha un significato o un altro.

Anche questa volta vi porto un esempio personale: nella foto qui sotto vedete i miei simboli, rispettivamente, per “uomo” (e quindi tutto ciò che vi si riferisce: persona, umano, umanità ecc.) e per “pace” (pacifismo, pacifico ecc.).

uomo pace

Se non avessi aggiunto quella X, in una scrittura affrettata i due simboli potrebbero risultare così e il rischio di confondermi sarebbe quindi reale.

simboli simili

 

Per concludere

Visto che di parole ne ho già spese tante, mi piaceva l’idea di lasciarvi con due diverse frasi, scritte in simboli di consecutiva, per mostrarvi in pratica le regole sopra esposte.
E per dimostrare l’alto grado di personalizzazione di questo sistema, ho chiesto a due colleghe di scrivere le stesse frasi con i loro simboli.

Il risultato è questo: alcune somiglianze, moltissime differenze!
Riuscite a indovinare quali sono le frasi che abbiamo provato a tradurre in simboli?

Martina

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Claudia

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Federica

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